Uno scrigno prezioso e inaccessibile svela per la prima volta la ricchezza dei suoi tesori: la Bibbia di Borso d’Este, la più straordinaria galleria d’arte rinascimentale, si offre all’ammirazione di appassionati e amanti dei libri.
La Bibbia di Borso d’Este è considerato il più ricco manoscritto miniato giunto sino a noi. Quando già la stampa di Gutenberg si sta affacciando in Europa, Borso d’Este commissiona la Bibbia a Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, rinomati miniatori della scuola ferrarese che la realizzarono in soli sei anni (1455-1461).
Le 1212 pagine che la compongono, suddivise in due volumi, presentano, incorniciate in innumerevoli fregi e motivi decorativi, almeno 5000 immagini miniate: una galleria d’arte rinascimentale davvero unica.
La Bibbia di Borso d’Este rappresenta certamente la più alta testimonianza dell’illustrazione libraria ferrarese alla metà del Quattrocento, date la ricchezza e la raffinatezza delle miniature che la decorano integralmente.
L’eccezionalità del codice risiede nel suo ricchissimo apparato illustrativo: ciascun codice, formato in media da trecento carte, è riccamente ornato in ogni pagina.
Le pagine d’incipit dei singoli libri spiccano per sontuosità, decorate da ampi fregi a filigrana con fiori, foglie multicolori, decori geometrici e naturalistici, stemmi, imprese, putti e animali e numerose vignette all’interno del testo e nel bas de page.
Le carte interne, relativamente più sobrie, ornate da fregi e da vignette istoriate, sono illuminate dall’ampio uso dell’oro.
Tutte le miniature riflettono le caratteristiche della corte ferrarese: un esempio su tutti, il re Salomone, raffigurato come un principe rinascimentale vestito come Borso. Anche le architetture e tutti i dettagli rimandano alla vita e all’estetica dell’epoca, offrendo uno spaccato su quelle corti raffinatissime.
La tecnologia più avanzata e la sapienza artigianale degli antichi unite per realizzare il primo facsimile integrale del più ricco codice miniato del mondo, un’opera unica e irripetibile destinata a rimanere nella storia dell’editoria.
Il codice è accompagnato da un volume di commentario di circa 300 pagine, nel formato di cm 24,5 x 31,5, che presenta una serie di saggi sulla storia del codice e sulle sue miniature, Borso d’Este e la sua corte e le descrizioni particolareggiate di ogni singolo foglio.
Due persone hanno legato il proprio nome al “libro più bello del mondo”, la Bibbia miniata della Biblioteca Estense Universitaria di Modena.
La prima è il duca Borso d’Este, che commissiona questo capolavoro assoluto, realizzato tra il 1455 e il 1461 e completato nel 1598. Quando i duchi si trasferirono la corte a Modena, portarono con sé il preziosissimo codice.
Nel 1796, per timore delle requisizioni napoleoniche, la Bibbia e altri codici preziosi vennero trasferiti prima a Treviso, e più tardi a Vienna, nella Biblioteca dell’arciduchessa Maria Beatrice, madre del duca d’Este Francesco IV. Questi riportò a Modena i codici nel 1831, e lì restarono sino al 1859, quando Francesco V, fuggendo dalla città, li portò con sé di nuovo a Vienna. Giunsero infine in Svizzera nel 1918 portati da Carlo I in fuga da Vienna, e nel 1923 i codici vennero posti in vendita attraverso un antiquario parigino.
In questo frangente entra in scena il secondo protagonista della storia del manoscritto: Giovanni Treccani, industriale e finanziere lombardo. Nel 1923, lo acquistò per l’enorme di 5 milioni di lire, riportandolo in Italia e facendone dono allo Stato italiano.
Due anni dopo, Treccani avrebbe fondato a Roma un Istituto per redigere e pubblicare l’Enciclopedia nazionale. Convinto dell’esistenza di un rapporto fondamentale tra economia e cultura, acquistò la Bibbia promosse la nascita dell’Enciclopedia che oggi porta il suo nome.
Riproduzione integrale dei codici Mss. Lat. 422 e Lat.423 della Biblioteca Estense Universitaria
Borso d’Este fu il figlio illegittimo del marchese Niccolò II d’Este e di Stella dei Tolomei, fratello di Lionello e Ugo. Ultimo marchese di Ferrara, nel 1452 ottenne dall’imperatore Federico III il titolo ducale per Modena e Reggio, e nel 1471 anche per Ferrara.
Pur non essendo colto e preparato come il fratello Lionello, coltivò le arti e fu mecenate di opere fondamentali per il Rinascimento come gli affreschi del Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia e la sua celeberrima Bibbia, uno dei manoscritti miniati più preziosi a mondo.
La Bibbia di Borso d’Este fa parte della collana “La Biblioteca Impossibile”, la più autorevole e preziosa collezione di facsimili dedicata al Rinascimento. Un progetto unico per completezza e rigore scientifico inaugurato nel 1995 da questo codice e proseguito, anno dopo anno, con la riproduzione di capolavori assoluti della miniatura: dalla monumentale Bibbia di Federico da Montefeltro al piccolo Libro d’Ore Torriani, dal sontuoso Lezionario Farnese alle celeberrime Très Riches Heures del Duca di Berry.
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