Il manoscritto ha conservato la legatura originaria in pelle, impreziosita da impressioni a secco e dorate, con gli stemmi e le imprese del duca Sforza.
Conosciuto anche con il nome Ianua, è una Grammatica latina ispirata all’opera dell’autore Elio Donato, vissuto nel IV secolo e noto anche per essere stato il maestro di san Girolamo. I testi di Elio Donato furono utilizzati come fondamentali strumenti di consultazione e di studio per tutto il Medioevo e anche in età umanistica.
L’apparato illustrativo si deve a vari miniatori lombardi, tra i quali spicca la figura di Ambrogio de Predis, pittore che aveva collaborato con Leonardo per la Vergine delle Rocce: i due ritratti di Massimiliano bambino e del padre Ludovico, all’inizio e alla fine del codice, sono forse il suo capolavoro assoluto.
Straordinario il ciclo di miniature, che illustra momenti quotidiani o eccezionali della vita del piccolo Massimiliano, mostrandoci il percorso educativo dell’erede: dalla sfera quotidiana scolastica fino al trionfo militare e alla scelta della Virtù che farà di lui un principe giusto. Molte immagini sono corredate da una didascalia in italiano volgare, mentre il resto del testo è in latino.
Il secondo, delizioso manoscritto è noto come Liber Iesus e contiene l’abbecedario, i dieci comandamenti e le principali preghiere in latino, oltre a una serie di ammonimenti e di consigli per il piccolo Massimiliano Sforza. Il libro, scritto e illustrato nello stesso periodo della Grammatica, prosegue e completa il percorso educativo del principe, e per questo condivide con esso la medesima ricchezza figurativa, con scene di straordinaria suggestione visiva.
Nel libro Liber Iesus sono riportate anche alcune frasi di benvenuto in lingua tedesca, che il fanciullo avrebbe dovuto rivolgere all’imperatore in occasione della sua visita in Italia. Una miniatura ci mostra proprio l’incontro con il sovrano austriaco, in onore del quale il principe abbandonò il nome di Ercole per adottare quello di Massimiliano.
A rendere ancora più affascinante il codice sono i materiali di epoca successiva che fanno del Liber Iesus un’opera composita e storicamente stratificata: in apertura, infatti, troviamo alcune pagine di appunti sul codice miniato vergati nel Settecento da Don Carlo Trivulzio, mentre alla fine, intercalato agli ultimi fogli pergamenacei del manoscritto sforzesco, è un libriccino devozionale su carta. La legatura del codice, in pergamena, è settecentesca.
Riproduzione integrale dei codici 2167 (Grammatica) e 2163 (Liber Iesus) della Biblioteca Trivulziana di Milano
Commentario a cura di J.J. Alexander con testi di Pier Luigi Mulas e Marzia Pontone
Riproduzione facsimilare delle dorature
Fedele riproduzione del profilo irregolare delle pagine
Tiratura di XXX esemplari numerati
Grammatica
Liber Iesus
Uno dei motivi di maggiore interesse del facsimile è la reintegrazione della carta 3 della Grammatica, trafugata intorno al 1935: sul recto era una miniatura a tutta pagina di Ambrogio de Predis, sul verso l’incipit del testo riccamente decorato da Giovan Pietro Birago.
Grazie a un’antica fotografia del foglio e alle dettagliate descrizioni degli inventari storici – che indicano i diversi colori presenti – Franco Cosimo Panini Editore ha potuto ricostruire l’aspetto originale della decorazione.
Dopo un accurato studio della tecnica pittorica dei due miniatori e il confronto con l’apparato decorativo del codice, sono stati individuati i valori cromatici e tonali di ogni parte del foglio. Su questa traccia, un’esperta miniaturista ne ha riprodotto la colorazione, utilizzando strumenti e materiali conformi a quelli utilizzati nel Quattrocento (pigmenti a base minerale, vegetale, animale macinati finemente e mescolati con gomma arabica con l’aggiunta di fiele di bue per migliorarne l’adesione al supporto pergamenaceo).
Il facsimile, completo della carta perduta, permette così di ammirare e sfogliare lo splendido codice così come si presentava agli occhi del piccolo Massimiliano Sforza.
Il frontespizio fu miniato da Ambrogio de Predis e mostra un arco fiancheggiato da due pilastri ornati, con due putti a sostenere un cartiglio incitante allo studio della grammatica latina. In primo piano vediamo, in strada, un gruppo di bambini che vanno a scuola: tra loro è Massimiliano Sforza, rappresentato nell’atto di pacificare due compagni che litigano.
Sul verso della carta, realizzata da Giovan Pietro Birago, troviamo invece il ritratto di Ludovico nel piccolo tondo, mentre nel quadrato con l’iniziale P è raffigurato Massimiliano, in piedi con un libro aperto in mano, mentre ascolta attento le spiegazioni del Maestro. Nel paesaggio dipinto lungo i margini, due paggi reggono a sinistra il vessillo del conte di Pavia (Massimiliano) e a destra una fiaccola accesa. Nel bordo inferiore campeggia lo scudo ducale Sforza inquartato.
Splendida, effervescente, festosa: così si presentava la corte milanese durante il ducato di Ludovico il Moro, che, da vero mecenate rinascimentale, accolse e protesse numerosi intellettuali, letterati e artisti dell’epoca. Tra questi, il più celebre fu Leonardo da Vinci, che proprio a Milano realizzò alcuni dei suoi massimi capolavori. Il duca Sforza seppe valorizzare il suo multiforme genio, affidandogli progetti che spaziavano dall’ingegneria all’urbanistica, dall’arte militare alla scenografia.
Ludovico viene nominato governatore di Milano e tutore del piccolo Gian Galeazzo, figlio di Galeazzo e suo legittimo successore
Arriva a Milano Leonardo da Vinci, che per Ludovico svolgerà molte e importanti commesse
Ludovico sposa Beatrice d’Este, figlia di Ercole I d’Este duca di Ferrara
Nasce il primogenito Ercole, che in onore dell’imperatore muterà il suo nome in Massimiliano
Grazie all’appoggio dell’imperatore Massimiliano d’Austria, Ludovico ottiene l’investitura del ducato di Milano
Ludovico incontra l’imperatore a Meda, vicino a Milano; all’incontro, immortalato in una miniatura del Liber Iesus, partecipa anche il figlio Ercole-Massimiliano
Muore Beatrice d’Este, “per la quale morte ogni cosa andò in ruina e precipizio, e di lieto paradiso in tenebroso inferno la corte se converse”
Il re di Francia Luigi XII occupa il Milanese; la famiglia ducale è costretta alla fuga
Riunita un’armata composta da austriaci e mercenari svizzeri, Ludovico rientra a Milano; qualche mese dopo viene catturato dai francesi
Ludovico muore nel castello francese di Loches, dove era tenuto prigioniero
Massimiliano riconquista la città di Milano, ma il suo ducato è descritto «debole», «posticcio», «sanza armi, sanza danari»
Definitivamente sconfitto, Massimiliano lascia il ducato nelle mani del re di Francia Francesco I
Massimiliano Sforza muore a Fontainebleau
La Grammatica e il Liber Iesus furono acquistati nel Settecento dal grande collezionista ed erudito Don Carlo Trivulzio. I due codici sforzeschi confluirono così nella ricca collezione libraria che i Trivulzio, antica famiglia milanese, avevano iniziato a raccogliere a partire dal Quattrocento.
Nel 1935 il Comune di Milano acquisì tutte le collezioni dei Trivulzio: gli oltre 1500 volumi del fondo –manoscritti, incunaboli, cinquecentine, libri a stampa antichi moderni – andarono così a costituire la Biblioteca Trivulziana. La Grammatica e il Liber Iesus furono dunque condotti nella nuova sede, presso il Castello Sforzesco.
Fu allora, poco prima del trasferimento, che uno dei fogli più importanti della Grammatica – la carta 3, con il frontespizio dell’opera – sparì per sempre, trafugata da ignoti. Fortunatamente qualche anno prima la pagina era stata fotografata: un documento eccezionale, benché in bianco e nero, sulla base del quale è stato oggi possibile ricostruire l’aspetto originale della pagina perduta.
Il Libro d’Ore Durazzo fa parte della collana “La Biblioteca Impossibile”, la più autorevole e preziosa collezione di facsimili dedicata al Rinascimento. Un progetto unico per completezza e rigore scientifico inaugurato nel 1995 dalla Bibbia di Borso d’Este e proseguito, anno dopo anno, con la riproduzione di capolavori assoluti della miniatura: dalla monumentale Bibbia di Federico da Montefeltro al piccolo Libro d’Ore Torriani, dal sontuoso Lezionario Farnese alle celeberrime Très Riches Heures del Duca di Berry.
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